I binari su cui si muovono i Quintorigo sono tre: eclettismo, contaminazione, sperimentazione. Il primo deriva dalle esperienze formative giovanili (dal Conservatorio alle cantine, dall’ orchestra sinfonica alla cover-rock band…). La seconda è emanazione e rielaborazione del primo, in quanto tentativo tipicamente post-moderno di fondere l’eccellenza del passato in un nuovo linguaggio fatto d’echi e reminiscenze che suonino sorprendentemente nuove, talvolta, sembra paradossale, in netto contrasto con il passato (e con il presente). La terza e’ una inclinazione psicologica, una costante e alienante forma mentis che porta a negare ciò che è stato detto o fatto, ciò che suona scontato o “pop”, nel senso deteriore del termine. Ciò che c’è, c’è già. E spesso non ci piace. Sperimentazione è ricerca di ciò che non c’è.
I Quintorigo cercano, inventano, sconvolgono, distruggono per ricostruire sulle rovine deframmentate dell’illustre passato, una lingua nuova fatta di suoni inascoltati, di strutture libere, di espressioni eterodosse e atmosfere stranianti. Forse ha senso conoscere e rispettare i Quintorigo per l’onesta missione che da oltre dieci anni portano avanti: fare musica diversa, senza pregiudizi di alcun tipo (storici, geografici, etnici, di genere…), senza compromessi degradanti, lontani delle logiche del mercato e dei media, motivati da un congenito e totalizzante amore per l’oggetto della loro ricerca, la musica stessa.