Intervista a Paolo Fresu e Rita Marcotulli

SERATA SOLD OUT PER DUE GRANDI ESPONENTI DEL JAZZ CONTEMPORANEO

Macerata è viva sotto le luci di Natale. Una lunga coda attende impaziente di entrare al concerto. Il sold out era già annunciato e non potevamo aspettarci diversamente. Questa sera, lunedì 2 dicembre, Paolo Fresu e Rita Marcotulli ci delizieranno con il loro immenso repertorio e conoscenza del jazz. La loro lunga amicizia renderà più intimo e familiare l’ascolto…e noi non vediamo l’ora di condividerlo insieme!

1- Questa sera vi esibirete a Macerata, in un incontro di due straordinarie personalità artistiche e un teatro gremito…

-Cosa deve aspettarsi il pubblico?

-Che viaggio sarà invitato a compiere attraverso la vostra musica?

Rita Marcotulli: Che cosa si aspetta il pubblico? Ciò che ci aspettiamo anche noi, ancora non lo sappiamo…Quando saliamo sul palco abbiamo una scaletta su ciò che andremo a suonare, ma ciò che comporta la riuscita di un buon concerto nasce dall’ascolto tra me e Paolo.

Paolo Fresu:Sono d’accordo con Rita, ogni serata è una storia a sè e ci aspettiamo che il pubblico partecipi e non si annoi. Dipende dal clima che si crea e il buon successo del concerto si basa su diversi aspetti tra cui la relazione tra di noi, la relazione con il pubblico, il suono del teatro. Nel momento in cui noi ci divertiamo anche il pubblico si diverte. Detto questo la musica non produce solo divertimento, bensì il restante ventaglio di emozioni che è condivisa tra di noi sul palco insieme al pubblico.

2- La musica oggi, soprattutto per la generazione Z, sembra muoversi tra due estremi : da un lato l’immagine dell’artista che esalta gli eccessi e una vita sopra le righe, dall’altro, la musica come strumento quasi terapeutico se si pensa alla musicoterapia.

-Cosa pensate di questa visione dell’artista legato indissolubilmente agli eccessi?

-Quale ruolo attribuite alla musica come lenitivo?

Paolo fresu: Io credo che ogni generazione debba trovare la sua musica e debba passare attraverso un percorso. Ad esempio mio figlio ha quasi diciassette anni ed è un grande amante della musica. In particolare adora i rappers americani come ad esempio Kendrick Lamar, piuttosto che Travis Scott. Lo vedo legato a quella tipologia di immaginario, piuttosto che agli accessi. Penso che arriverà ad ascoltare la nostra musica…Viene spesso ai miei concerti e gli piacciono!

Sicuramente il jazz potrebbe arrivare a un pubblico più vasto di giovani, poiché questi non capiscono che in esso c’è tutto quello che stanno ascoltando loro. Alcune volte si spaventano di questa musica, pensando che sia difficile, mentre in realtà molte delle cose che ascoltano vengono dal jazz.

Diciamo che ci piacerebbe avere un pubblico più giovane, ma questo è un problema del centro Europa. Al contrario sia nell’est che nell’ovest Europa il jazz è più vivo.

Rita marcotulli: L’ascolto e la ricerca di nuova musica dipende anche da ciò che i media che ti propongono e dalla curiosità che uno ha.

Mia figlia ad esempio crescendo in una famiglia appassionata di musica e di tutti i suoi generi riesce a distinguere le cose di qualità che hanno un pensiero, un’emozione dietro rispetto alla musica di consumo ,come la trap. Riguardo la musicoterapia è una pratica fantastica. Tale concezione è legata alla fisica quantistica, che ha scoperto la materia come vibrazione e dunque anche noi siamo particelle che vibrano. In India usano la frequenza per capire se un organo è malato o meno. Si pensa che ogni organo ha una frequenza e se la frequenza non corrisponde alla nota che rispecchia la stessa oscillazione, l’organo è compromesso.

Lo stesso Platone parlava della musica come una medicina dell’anima.

Posso aggiungere che mi è capitato più volte di iniziare a suonare con la

febbre e quando smettevo la febbre era sparita.

3- E secondo lei, quale dovrebbe essere il ruolo della musica nella

società contemporanea? L’artista, in un mondo così complesso,

può ancora farsi carico del dolore del mondo e trasformarlo in un

messaggio di speranza e cambiamento?

Rita Marcotulli: la musica è uno di quei pochi linguaggi che ad oggi riesce a parlare a tutti, che abbatte le differenze e ci permette di condividere momenti di amore cosmico, universale!

Paolo Fresu: Bisognerebbe sostituire il boato dei conflitti al suono. Il boato e il suono sono molto diversi.Entrambi sostituiscono il silenzio ,ma il suono crea un silenzio che è vivo,che è respirato da tutti mentre il boato crea un silenzio definitivo, eterno.

4- In una vostra intervista ho letto: ‘’ Ogni attività è legata al nostro respirare, che ci connette e determina il nostro tempo e il nostro vivere’’. Potrebbe approfondire questo pensiero e raccontarci come questo principio si riflette nell sua musica e nel suo modo di vivere l’arte?

Paolo Fresu: la musica è respiro, frequenza e condivisione. Noi e il pubblico, durante l’esecuzione di un brano, respiriamo e pensiamo più o meno allo stesso modo.La musica mette insieme e non divide…è stato storicamente così!

Rita Marcotulli: La musica è una disciplina molto importante che insegna ad ascoltare. È bello che nelle scuole ci sia questo ritorno alla musica e che non debba essere trattata come l’ora di ricreazione.

Come ha detto Paolo, ci troviamo sul palco per un momento di condivisione e bellezza, riuscendo a tirare fuori anche ciò che uno ha dentro inconsciamente. Tutto questo è magico!

 

MACERATA, Teatro Lauro Rossi,  2 dicembre 2024

 

Intervista di Matteo Tranquilli

Attività svolta nell’ambito del Laboratorio “IMPROVEisACTION” organizzato da Macerata Jazz e Università degli Studi di Macerata

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