13/11/2021 di Mariamichela Perna
Per il primo dei due appuntamenti di novembre di Macerata Jazz, a salire sul palco del Teatro Lauro Rossi insieme alla sua Cosmic Band, è Gianluca Petrella. Una personalità che suscita interesse, un artista innovativo, capace di fondere il jazz con l’elettronica e non solo.
Sarebbe stato un peccato non toglierci qualche curiosità sulla sua carriera, allora siamo andati a fare due chiacchiere con lui appena dopo il concerto. E così si è raccontato a noi.
Gianluca Petrella, un musicista eclettico capace di mescolare il linguaggio jazz con l’elettronica e molto altro. Inetichettabile. Quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo della musica?
Ho mosso i miei primi passi nella musica sin da bambino. Sono cresciuto in una famiglia di musicisti, quindi eravamo tutti un po’ abituati a trascorrere il tempo tra uno strumento e un altro. Da ragazzini lo vedevamo più come un gioco, poi è arrivato il momento in cui c’è stato il bisogno di “sintetizzare” questo gioco in un unico pensiero, in un unico strumento, attraverso lo studio e l’approfondimento tecnico e armonico della musica in generale. Ecco, i primi passi li ho mossi così.
Il tuo percorso musicale è costellato di riconoscimenti importanti, ad iniziare dal Premio Urbani del 1998. Poi nel 2009 la sua Cosmic Band ha vinto per due anni di seguito il “Top Jazz”. Cosa ha significato questo per te?
Sono senz’altro delle soddisfazioni ma, se arrivano, lasciano il tempo che trovano. Credo che non ti cambino di molto la vita. Penso che, nel mondo della musica, si possano fare delle classificazioni sulla base delle vendite che magari un artista fa rispetto ad un altro e credo che si vada più per il gusto personale che per l’effettivo valore del musicista. Non sempre il fatto che un musicista piace di più significa che abbia un valore maggiore.
Dal momento che esistono diverse classifiche, dal “miglior talento” al “miglior musicista” e così via, mi sono sempre chiesto sulla base di cosa vengano decise.
E invece, per quanto riguarda i premi vinti?
Ecco, per quanto riguarda i premi, dopo che li hai vinti, non c’è mai nessuno che magari ti strappa un assegno, la tua carriera prosegue ma non solo grazie a quello, dietro ci sono molte altre questioni per cui si va avanti.
Tante le collaborazioni durante la sua carriera, ormai più che ventennale… quale strada ancora ti piacerebbe percorrere? Con quale artista ti piacerebbe collaborare?
Ce ne sono tanti con cui vorrei collaborare, anche se si tratta di obiettivi che mi sono lasciato indietro nel tempo. Molti sono gli artisti underground sparsi per il Michigan o per Brooklyn, Detroit, Chicago… o anche quelli che appartengono all’area londinese che io stimo molto. Ce ne sono tantissimi, ma se proprio dovessi scegliere, direi Thom Yorke dei Radiohead, oppure Damon Albarn dei Gorillaz, che mi piace un sacco.
“Cosmic Renaissance” è il tuo progetto ispirato alla musica di Sun Ra. Il concerto di questa sera possiamo dire che sia dedicato a lui…
In un certo senso sì, il concerto di stasera è dedicato a lui. Questa band è partita tanti anni fa con l’idea di fare l’omaggio più esplicito alla musica di Sun Ra, il suo è un mondo sterminato di suoni e di tanti brani. All’inizio, nel 2007, avevamo scelto quelli che erano i più rappresentativi, poi pian piano la band si è evoluta e abbiamo iniziato a suonare la mia musica e quella concepita con i ragazzi, ma anche delle improvvisazioni estemporanee basate su alcune direzioni che io stesso davo. Inizialmente eravamo in dieci, ora siamo in cinque. Ad ogni modo, la cosa si è protratta dal 2007 fino ad oggi. C’è stato un piccolo cambiamento a metà strada, adesso neanche suoniamo più i brani di Sun Ra ma il suo riferimento aleggia sempre, insieme alla sua moltitudine di suoni.
Hai nuovi progetti all’orizzonte?
Sì, ce ne sono diversi. Sto portando avanti un progetto con Pasquale Mirra, un vibrafonista che apprezzo tanto, e insieme stiamo lavorando a dei brani in cui ci atteniamo di più alla sfera del Mediterraneo, del Nord Africa oppure all’Africa orientale, l’Etiopia, l’Eritrea, le sonorità che arrivano da quelle parti; collaboro quindi con lui e altri musicisti che vengono dall’Africa e dalle altre parti del mondo. Ci sono sempre altre persone che ci ruotano attorno, sia per quanto riguarda i dischi che per i concerti dal vivo.
Mariamichela Perna